La calda mattinata estiva, lassù, non prometteva il sole. Nel vento caldo ed afoso indugiava invece un presagio di pioggia. 3 agosto 1840, scriveva su di in un grande libro bianco Giovanni Battista Sella. Tutto pareva funzionare benissimo. Il signor Sella, dal suo ufficio scuro e largo, udiva il pulsare delle macchine. Le individuava tutte nel frastuono agitato: il diavolotto che pelucciava la lana, la drossatrice, la filatrice in grosso, la filatrice in fino e così via. Fuori cominciò a piovere fitto e sempre più rapidamente. Colpi di tuono si ripercuotevano ad intervalli rapidi, tambureggiando la vallata con una cupa e continua minaccia. Quando Giovanni Sella uscì dallo stabilimento era gi? buio. Anche Maria Piana stava uscendo. “ Maria, sempre l’ultima, anche con questo tempo da cani?” “ Sì signore”. La donna scivolò via frettolosa e curva, il signor Sella non la individuò più nel giro breve di un minuto. Egli scosse il capo. Tipo strano Maria, eppure una delle migliori operaie e diligente all’eccesso. L’ultima ad uscire, la prima ad entrare. Forse era così perché sola al mondo e le piaceva la fabbrica dove tanta gente viveva in comune la giornata del pane. La pioggia insistette tutta la notte, sempre più fitta ed il mattino seguente lo Strona offriva uno spettacolo pauroso alla genti della vallata. Giallo e gonfio di spuma si abbatteva come un turbine travolgendo ogni ostacolo che incontrasse. Giovanni Battista Sella non poté arrivare alla fabbrica. Incontrò i suoi uomini a met? cammino. Dissero ad una voce: “ Signore, non si può andare laggiù. L’acqua sta lambendo le sale inferiori. Ne va della nostra vita…” Nelle sale inferiori eran pronte le pezze per le consegne. Tante erano e così belle! Avrebbero dovuto lasciare il paese molto presto per andare a vestire la gente del mondo. Avrebbero soprattutto portato il denaro, risolto il problema della vita per alcuni mesi. E tutte stavano per essere perdute! Una donna si staccò dal gruppo. Era Maria. Vestita di nero come sempre. Camminava adagio per non farsi sentire? Eppure nessuno badava a lei. Ecco, Maria si avviava verso la fabbrica. Quella povera piccola donna scialba e senza storia aveva nel suo cuore un amore che la faceva vivere, senza chiedere al prossimo il pezzo di un affetto. Maria amava le macchine della fabbrica: le amava perché di esse aveva scoperto l’anima e quando il signor Sella la vedeva uscire all’ imbrunire per ultima, era perché, nel silenzio, ella poteva accarezzare le lucide strutture di questi grandi meccanismi finalmente in riposo. La donna riuscì ad entrare nell’ opificio. Come non avrebbe saputo spiegarselo: le era parso di camminare attraverso una grande parete liquida. La donna scese piano le scale che portavano ai magazzini sotterranei. L’ acqua lambiva gi? i primi gradini. Si tolse le scarpe ed immersa fino al ginocchio iniziò la sua opera. Le pezze erano disposte in bell’ ordine su grandi scaffali di legno. Non erano ancora state toccate dall’ acqua. Lavorò fino al tramonto per portare le pezze nelle sale superiori. La piccola donna camminò felice per le sale vuote, dirigendosi verso l’ uscita. Aveva fatto tanto in quella giornata con le sole sue mani! Fuori la pioggia non scendeva più. Si sentì la testa nuda e solo allora si accorse di aver perduto il suo nero scialle. Forse era rimasto tra le pezze. L’ avrebbe cercato all’ indomani. Ma era tanto stanca la piccola donna! Improvvisamente le parve di riposare: scivolò nella melma e senza reagire fu condotta verso l’ acqua. Venne trascinata nella folle corsa per pochi attimi che bastarono tuttavia a toglierle il respiro. Poi un tronco le sbarrò l’ impossibile cammino e fu gettata con ira da ondate caparbie sulla riva da cui l’ acqua decresceva piano, piano. La morte al suo viso pallido e umile rese una tranquilla patina di solennit? . Rivolta al cielo, gli occhi aperti alle stelle, così fu ritrovata. Nessuno immaginava che fosse stata proprio lei a salvare la stoffa. Dissero di lei “ Cosa mai faceva Maria da queste parti con un tempo simile?” e poi ancora: “ Povera donna. Era sempre così sola!” Fu questo il pianto che ebbe e l’ obolo di misericordia che le fu dato in un primo tempo. Fu soltanto dopo alcuni giorni che mettendo a posto le pezze saltò fuori il nero scialle della piccola donna. In un angolo di quel pezzo di cotone ruvido c’era orlato, in rosso, il nome: Maria Piana. Sulla grigia pietra della sua tomba qualcuno scrisse: “Grazie, Maria”. Era ciò che valeva più di tutti i discorsi e le parole che si fecero per un bel pezzo nella valle.
UNA PICCOLA DONNA